Una conversazione a tre angolazioni – il direttore, l’orchestra, il pubblico – con Giancarlo Andretta, già mio maestro e direttore riconosciuto a livello internazionale. Su invito della Fondazione Cassamarca, il 20 gennaio alle 18:00 presso la sala convegni della Casa dei Carraresi, a Treviso, condivideremo ragionamenti, aneddoti ed esperienze dirette sui tre elementi che costituiscono l’evento concerto, nella prospettiva di coloro che il podio lo vivono.
Il carisma: cosa sarà mai questa dote, primo termine accostato alla figura del direttore d’orchestra nell’immaginario comune? Dote innata o frutto di un duro lavoro, sui libri, le partiture, al pianoforte e su sé stessi? E come conciliare un mestiere che richiede disciplina, lentezza e profondità con un tempo in cui velocità, superficialità e facilità sembrano prevalere?
Poi c’è l’orchestra, ora di professionisti navigati ma magari stanchi di ripetere la stessa musica da anni, ora di giovani brillanti ma ancora inesperti. L’orchestra è un mondo in cui le diverse voci devono essere contemperate e messe in armonia, come nella società. L’orchestra è un’azienda da far girare e produrre, che può essere fonte di ricchezza per un territorio, non solo voce di costo. L’orchestra è un transatlantico, da manovrare senza possibilità di errore o ripetizione, perché in diretta, di fronte ad un pubblico.
E infatti, infine – o forse in primis –, c’è il pubblico dei concerti. Anzi, forse, manca il pubblico ai concerti. L’epidemia mondiale ha messo a dura prova le presenze agli spettacoli in teatro, per varie ragioni. Ma, come ogni crisi, potrebbe anche essere l’occasione per una crescita, per una riflessione. Il pubblico, le mode ed i social non dovrebbero essere arbitri della qualità delle esecuzioni e delle programmazioni, ma l’ascoltatore dovrebbe sempre uscire entusiasta da uno spettacolo.
Questi ed altri temi, in una chiacchierata molto libera e non troppo tecnica.